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16/10/24

Ironman 70.3 a Cervia!

di Stefano Borgioli

E alla fine eccoci tutti qua, schierati nelle griglie di partenza di questo Ironman 70.3 di Cervia. L'Ironman più partecipato del mondo, sostengono, e penso sia anche vero. Sono nella prima gabbia, quella più veloce. Un gran sentimento. Partono gli AC/DC a tutto volume. Thunderstruck. Gli AC/DC, con le casse che pompano metallo a palla, sono un classico degli start.

Mi ricordo ancora bene la partenza di un olimpico all'alba dalla spiaggia di Barcellona con Highway to Hell sparata a tutta manetta. Adesso su questa spiaggia di Cervia c’è un livello d'adrenalina che tirerebbe giù i muri, tutti in fila qui, tutti gasatissimi, tutti pronti per partire. Come detto, prima gabbia, si parte a ondate. Eccomi, sono pronto, dopo tanti mesi d'allenamento, dopo tanti sacrifici, dopo tante ore passate in bicicletta, ore passate a correre. Con ogni tempo. Vabbè il nuoto mi viene gratis, quindi non posso lamentarmi, ma la bicicletta e la corsa, ore e ore e ore di fatica, compresa una caduta rovinosa in bicicletta, con abrasioni varie,appena il mese scorso. Ma eccoci qua, si cambia canzone,non più AC/DC, ma sempre metallo, Guns N' Roses.

Via! Si parte!

L’Adriatico è proprio basso, tocca correre una trentina di metri prima di arrivare a nuotare. Mi butto comunque nell'acqua e comincio a nuotare, vado forte, vado veramente forte, finisco il primo lato, quasi sempre in corsia di sorpasso, riesco ad andare diritto, traguardo le boe una dopo l'altra. Giro, secondo angolo, lato lungo finito A questo punto traguardo la spiaggia. La spiaggia è sempre più vicina, sempre più vicina. La spiaggia arriva. Eccomi. Metto i piedi in terra. 28 minuti per 1900 metri. Fantastico, questo Ironman inizia benissimo.

Ora in zona transizione,organizzata molto bene. Mi cambio prendendomi tutto il tempo del mondo. Finisco di togliermi la muta, mi metto il casco della Fiorentina, salgo in sella e inizia la frazione in bicicletta. Oggi corro con il costume della mia società tedesca, lo Eintracht  Frankfurt, (sono registrato come tedesco ...) ma sotto batte un cuore colore orange che va a sommarsi al viola del casco.

 Si va bene, c'è un buon asfalto, tengo una buona media anche se mi superano quasi tutti, come io superavo quasi tutti nell’acqua. È un pattern che si ripete a ogni gara; a ciclismo sono una schiappa, me ne devo fare una ragione. Comunque, riesco a tenere una media un po' più elevata di quello che avevo previsto e già questo mi piace. Passiamo attraverso le saline di Cervia, bellissima zona naturale e industriale, dove si coniuga il lavoro dell'uomo con una natura stupenda. Devo dire che la visione dei fenicotteri nelle saline è qualcosa di veramente incantevole, queste splendide bestie che stanno lì nell’acqua, quasi come a pascolarvi. Sono tanti, tanti e belli.

Continuo, continuo a spingere, si va avanti, si va avanti, via, via, via, via! verso la rocca di Bertinoro, è un chilometro di salita, breve. Una salitina, però si sente. Bertinoro dove ero stato da giovane studente al centro inter-Universitario di Econometria. Era un secolo fa, ero tanto giovane. Adesso alle soglie della terza età torno a Bertinoro, spingendo i pedali di una bicicletta in salita. Si arriva in cima allo strappo e comincia la discesa, e lì do gas, non faccio sconti, mi butto giù a tutta. Inizia il ritorno. Si va bene, sola che a volte mi sento veramente un cretinetti, sono l'unico che non va in scia. Gente mi passa a gruppi interi, onestamente non capisco, ogni tanto una motocicletta si avvicina a questi branchi di ciclisti, non so se danno qualche ammonizione, anche solo verbale, però a tratti mi sento davvero l’unico sempliciotto che rispetta le regole.

Intanto la gamba si fa un po' più pesante,vento contro fastidioso, la media si abbassa, la fatica incomincia a sentirsi. Però va tutto bene, va tutto bene, si va avanti, si va avanti. Si spinge, si ripassa le saline con gli splendidi fenicotteri e si rientra a Cervia. Di nuovo zona cambio sul lungomare, viale scarpe da bicicletta,avanti con quelle da corsa. Anche qui mi prendo tutto il tempo di questo mondo, bevo, mi concedo perfino il lusso di cambiarmi i calzini che sono tutti bagnati. Via il casco viola, cappellino, tengo gli occhiali su e via!

I primi tre o quattro chilometri scorrono bene. Tengo una buona media,un pochino più svelta di quello che avrei pensato all'inizio. Vado bene ma la stanchezza comincia davvero a sentirsi e a metà della mezza maratona mi parte un crampo totale alla gamba sinistra. Completamente bloccato, non riesco neanche a piegarla di qualche grado, sia la coscia che il polpaccio rigidi come baccalà. Mi fermo un attimo, provo a ripartire, ma non va, appena muovo la gamba avverto un gran dolore. Caccio anche uno strilletto, qualcuno mi chiede (in tedesco) se ho bisogno di qualcosa, rispondo (in tedesco) che avrei bisogno di un'altra gamba, ma purtroppo non è possibile. Aspetto due minuti, mi massaggio, faccio un po' di stiramenti,la gamba riprende un po’ di flessibilità. Comincio a camminare, ho deciso che comunque arriverò a quel traguardo anche strisciando. Strisciando, ma ci arrivo. Cammino, riprovo a correre, dopo un po' ecco di nuovo i primi sintomi di crampi,mi fermo e cammino, e poi ricorro e poi cammino. Insomma, finisco la corsa camminando e correndo. Corro sempre quando posso, alle prime avvisaglie di crampo mi rifermo e cammino. Forse ho fatto un errore a dimenticare di mettere il magnesio nella borraccia, cosa che ho fatto per tutti gli allenamenti, ma non il giorno della gara!Sono sbagli che si pagano, ma forse sarebbe successo lo stesso anche con il magnesio. In ogni modo, una corsa e una camminata, una camminata e una corsa, si va avanti. I chilometri scorrono lenti, ma scorrono.

L'incitamento dei tifosi, della gente lungo strada, aiuta tanto. Un triathlon internazionale, si viene incoraggiati in tutte le lingue. Io poi con la mia bandierina tedesca stampata sul pettorale vengo supportato anche dai tanti appassionati germanici. E si va avanti, si va avanti finché non si arriva alla fine. Arrivo al tappeto rosso, provo lo scatto, ma niente da fare, mi blocco di nuovo. Cammino altri dieci passi, e alla fine corro. Corro proprio, crampi o non crampi,non mi interessa. Ed è così bello passare tagliare quel traguardo. Così bello. La soddisfazione è unica, dopo mesi di intenso lavoro sulla strada. Una sensazione meravigliosa. Ritrovo qualcosa di simile alla Fuga da Alcatraz di due anni fa, anche quello un grandissimo triathlon. Sono felice, mi mettono la medaglia al collo, entro nel tendone a riprendere il fiato insieme a tutti gli altri triatleti. Qualcuno è ben più sfatto di me, qualcuno sta veramente male, io sono semplicemente stanco, distrutto. Mi avvento su tutto quello che c'è da mangiare: piadine, frutta, schiacciate, tutto quello che c'è.

E anche questa avventura è finita. È stato bellissimo, fantastico.

 
 
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